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“Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta.” W. Churchill

Winston Leonard Spencer Churchill nacque prematuramente il 30 novembre 1874 dal grembo di Jeannette Jerome nella dimora dei Duchi di Marlborough a Blenheim Palace.
Il maestoso palazzo in cui vide la luce apparteneva alla famiglia del padre, Randolph Henry Churchill, esponente dei massimi ranghi dell’aristocrazia britannica. Blenheim Palace fu l’unico edificio a potersi fregiare della qualifica di “Palazzo”, prima d’allora e solo per quella eccezione, l’attributo era consentito esclusivamente alle dimore reali o ecclesiastiche.
Jeanette, giovane americana, nata a New York, figlia di uno spregiudicato finanziere della grande mela approdò in Europa assecondando le aspettative e le ambizioni della rampante borghesia del nuovo mondo. Giunse in Europa con le sorelle dopo aver attraversato l’oceano per ricevere un’educazione prestigiosa e l’opportunità di introdursi negli ambienti dell’alta società.
In quell’epoca si aprirono le danze di corteggiamento fra la ricca borghesia e l’aristocrazia; la prima in cerca di lustro e prestigio, di una storia che rendesse onore alla ricchezza, che consegnasse solidità e credibilità a fortune sfacciate accumulate in tempi troppo rapidi per non destare sospetti e la seconda in cerca di linfa per rinfrancare i vizzi frutti di alberi genealogici dal fusto debole e dalle frondose discendenze, casate prosciugate da secoli di spartizioni ereditarie e privilegi onerosi, nutrite con le briciole di patrimoni consunti.
Fu così che Jeanette conobbe il suo sposo, nonché padre del suo primogenito, durante un ballo sull’Isola di Wight.
L’incontro colse Randolph e Jeanette incapaci di resistersi e si tramutò in un fulmineo fidanzamento durato appena tre giorni.
Incalzati da un amore che non ammise esitazioni convolarono a nozze e, seppur osteggiati dalle reciproche famiglie intente in complesse rendicontazioni sulla dote, sbriciolarono ogni opposizione e non ammisero ritardi, si unirono in matrimonio presso l’ambasciata britannica a Parigi
Lord Randolph Henry Churchill insieme alla fede nuziale consegnò alla sua giovane sposa il prestigio di un titolo.
Randolph Henry Churchill, figlio terzogenito di un Marchese, alla morte del padre perse il rango di Duca e assunse il titolo di cortesia di Lord non potendo così accedere alla Camera dei Lord come suo fratello primogenito ma unicamente alla Camera dei Comuni rimanendo tuttavia nei circuiti nobiliari più prestigiosi e partecipando alla vita politica del paese.
Jeanette, dalla femminilità magnetica e felina, era considerata una delle donne più belle della sua epoca. Conquistò i salotti della buona società, divenne richiestissima e si impose per il temperamento spigliato, energico e sfrontato. Portò con sé un refolo d’aria fresca che smosse la polverosa aristocrazia inglese, regalò agli eventi mondani il fascino della giovinezza esplosiva di una nuova modernità.
Nel frattempo il suo coniuge, Lord Randolph Henry Churchill intraprese la carriera politica, schierandosi con i conservatori; nel 1886 venne nominato Cancelliere dello Scacchiere, ossia Ministro delle Finanze, ma l’esperienza non si rivelò compatibile alle sue aspettative e alle sue abilità e preso atto della incapacità di incidere secondo le proprie aspettative si dimise. Nonostante il fallimento politico del padre Winston rimase affascinato per tutta la vita dalla sua ideologia politica e dalla sua capacità espressiva.
Il giovane Churchill per tutta l’infanzia visse un costante e inesaudito desiderio di stabilire un rapporto affettivo con i genitori che, fin da subito, dimostrarono nei confronti delle reponsabilità genitoriali un atteggiamento riluttante e disinvolto. La madre in adesione ai costumi dell’aristocrazia dell’epoca ed alla sua natura frivola e distante, non si occupò dell’allevamento della prole e affidò alla Signorina Everest l’accudimento e la crescita dei figli.
Lord Randolph Henry Churchill, dal canto suo, ebbe nei confronti di Winston un atteggiamento sprezzante, severo e intransigente spesso sconfinate nella crudeltà.
La presenza della Signorina Everest rappresentò, nell’arsura affettiva in cui crebbe Winston un’oasi ristoratrice, un perno emotivo attorno al quale edificò un sentimento di famiglia. L’infanzia di Winston e del fratello minore si divise in numerosi viaggi fra l’Irlanda dove risiedeva il nonno paterno, Blenheim Palace, l’Isola di Wight e Londra.
Winston, crescendo rivelò un carattere esuberante e poco incline agli studi.
Raggiunta l’età fu indirizzato dal padre ad intraprendere la carriera militare e proseguì la sua formazione all’interno di una delle più prestigiose accademie militari britanniche. Si diplomò, compiuti venti anni, pochi giorni prima della morte del padre.
All’età di vent’un anni, al ritorno da un viaggio, Winston fu informato della prematura dipartita della Signorina Everest e ne fu dolorosamente colpito. In rispetto della sincera e profonda gratitudine che provò per tutta la vita per la sua tata si fece carico delle spese per la lapide e pagò una somma annuale per la manutenzione della tomba fino alla fine dei suoi giorni.
Nonostante la deludente esperienza affettiva con i gentori il giovane Winston superò lo sbilanciamento al ribasso del rapporto affettivo con il padre e ne studiò l’abilità oratoria e l’esperienza politca.
Desideroso di costruirsi un futuro nel 1895 partì per Cuba per assistere alla guerra d’indipendenza che l’isola combatteva contro la Spagna e cercò da subito un modo per distinguersi nel reggimento. Vivendo da diversi anni in uno stato di precarietà economica dovette pagarsi il viaggio per partire e si propose come corrisponde di guerra per un giornale nazionale. Terminata l’esperienza prima di rientrare in patria soggiornò alcuni mesi in america.
Ripartì nel 1896 per l’ India dove rimase per tre anni con il suo reggimento. Durante la sua permanenza nel continente asiatico si persuase che la dominazione britannica svolgesse un ruolo civilizzatore nei confronti dei paesi assoggettati e coltivò l’idea che l’imperialismo fosse un atto di bonaria e necessaria modernizzazione offerto a paesi altrimenti destinati all’arretratezza e alla povertà.
In pochi anni diventò uno dei corrispondenti più pagati grazie alla vivacità dei suoi scritti.
Gli anni da militare formarono certamente il carattere di Churchill che si convinse ancor di più della bontà dell’imperialismo inglese, della lealtà alla monarchia, della tenacia, e della pervicacia nel raggiungimento degli obiettivi.
Nel 1897 partì in qualità di soldato-giornalista e andò in Afghanistan.
Nel 1899 si candidò per un posto in parlamento e non venne eletto. Partì allora per il Sudafrica al seguito dell’esercito britannico per sostenere la guerra contro i boeri. Ebbe fin da subito un ingaggio in qualità di corrispondente per il Morning Post. Fu fatto prigioniero, scappò rocambolescamente e riuscì a tornare per combattere da soldato e conquistare Pretoria.
La recente avventura militare portò il suo nome alla ribalta e quando si ripresentò alle elezioni del 1900 vinse fra le fila dei conservatori. Assunse il ruolo di sottosegretario per le colonie.
Churchill era un uomo coraggioso, quasi spregiudicato, incline al combattimento e non disdegnò l’uso della forza qualora necessario né della guerra ma non condivise mai la crudeltà gratuita di alcuni eccessi.
Churchill entrò in conflitto con la sua parte politica non condividendo le posizioni delle frange più estreme dei conservatori e nel 1904 il dissidio lo portò ad un plateale cambio di orizzonte e andò a sedersi nei banchi dell’opposizione.
Nel 1905 furono convocate le elezioni per l’anno successivo ed partito liberale inflisse una vittoria schiacciante agli avversari.
Sul piano personale al rientro in Inghilterra conobbe la sua futura sposa Clementine dalla quale ebbe cinque figli.
Nel 1908 rivestì la carica di Ministro del Commercio e la mantenne fino al 1911 momento in cui venne chiamato a riorganizzare la marina militare ed a svolgere il ruolo di lord dell’ammiragliato britannico dove rimase fino al 1914.
Nel 1915, il primo grande fallimento della carriera di Winston Churchill fu l’epilogo disastroso della spedizione nei Dardanelli. La rovinosa operazione militare ebbe grandissima risonanza, il fallimento gli costò l’espulsione dell’ammiragliato e la gravità dell’insuccesso creò intorno alla sua figura di politico un alone di diffidenza. Churchill ammise le proprie responsabilità, da uomo d’armi si assunse l’onere della perdita anche per nome di chi aveva lavorato con lui ed ammise che la sua strategia fu un “azzardo di guerra”.
Fra il 1919/1921 nel ruolo di Ministro della Guerra sostenne lo scontro di truppe alleate contro la Russia sovietica e sempre nello stesso periodo assunse una parte di rilievo nella costituzione del mandato britannico in Palestina e nella concessione dell’autonomia all’Irlanda (a eccezione delle sei contee del Nord rimaste unite alla Gran Bretagna).
Nel 1924 venne chiamato dal governo di Stanley Baldwin a svolgere l’incarico di cancelliere dello Scacchiere e sostenne una politica fortemente antisindacale.
Lasciato il potere nel 1929, Churchill assunse un atteggiamento di chiusura nei confronti di ogni concessione all’ India e rinnegò il valore di mahātmā Gandhi, leader del movimento di indipendenza. Espresse una inziale ammirazione per Benito Mussolini, da lui considerato benevolmente per l’aperta avversione dichiarata al comunismo dallo stesso.
Nel decennio degli anni 30 non ebbe incarichi di governo ma sedette in parlamento .
A partire dal 1933, Churchill capì che Adolf Hitler e Mussolini andavano arginati nelle loro mire espansionistiche e intavolò una feroce critica alla debolezza del governo di Neville Chamberlain.
Nel 1935 in aperta violazione dei trattati la Germania si riarmò.
Nel 1936 si aprì una crisi costituzionale dovuta all’abdicazione di Re Edoardo VIII che rinunciò al trono per sposare Wally Simpson e cedette volontariamente il comando al fratello Giorgio VI. Churchill da fermo sostenitore della Corona inglese si battè per scongiurare l’allontanamento del re dal suo ruolo dimostrando devozione e lealtà all’istituzione monarchica ed interpretando quei sentimenti di fedeltà e di servizio alla Patria che lo animarono in tutte le sue imprese. Per la Casa Reale l’abdicazione fu un terremoto perché diffuse all’interno del parlamento la paura che il consenso alla monarchia potesse soffrire di un crollo verticale di consensi e che l’opinione pubblica non sostenesse più i suoi monarchi. Fortunatamente non fu così.
Scoppiata la Seconda guerra mondiale nel settembre 1939, Churchill fu nominato Primo Ministro.
Nel 1940, al momento della sconfitta della Francia la sua parola d’ordine divenne: “guerra fino alla sconfitta finale delle potenze fasciste“. La nazione si raccolse intorno a questo leader dalla volontà di ferro.
Nel 1945 la guerra si concluse con una totale vittoria, di cui Churchill era stato tra i maggiori artefici. Ed egli fu, con Stalin e Franklin D. Roosevelt, uno delle tre grandi personalità che decisero l’assetto del mondo postbellico. Churchill lesse le mire espansionistiche di Stalin e si rese conto che l’Unione Sovietica sarebbe diventata il suo avversario diretto in Europa. Churchill capì inoltre di essere la forza più piccola fra i due colossi e intuì che la bomba atomica stava imponendo nuove leve di potere, sanciva definitivamente la supremazia di un attore rispetto all’altro.
Nel 1946 dopo essere stato travolto da un’onda di gioia e libertà, perderà le elezioni e diventerà capo dell’opposizione. Da protagonista della storia europea, accettò la sconfitta e cedette il posto. La grandezza dell’uomo fu proprio nella sua capacità di incassare sconfitte ustionanti e non arrendersi mai. Il 5 marzo del 1946 tenne un discorso storico nel Missouri dove citò per la prima volta la metafora della “cortina di ferro”.
A 76 anni affrontò una nuova campagna elettorale e divenne Primo Ministro.
Nel giugno del 1953 per volere della Regina Elisabetta Winston Churchill fu insignito dell’onoreficenza dell’ Ordine della Giarrettiera. Nello stesso anno ricevette il premio Nobel per la letteratura “per la sua padronanza della descrizione storica e biografica e per la brillante oratoria in difesa dei valori umani
Nel 1955 minato nel fisico lascia l’incarico, cenò con la Regina e il Re consorte, rassegnò le dimissioni e restò come parlamenteare alla Camera dei Comuni.
Winston Churchill morì a Londra, il 24 gennaio 1965, a 90 anni, colpito da un ictus. La statura della personalità di Winston Churchill consegna l’uomo, lo scrittore, il politico, il militare agli onori della storia.

Derma
Derma
Nasco a Milano, una manciata di lustri fa. Mi interessano le vite stonate, distorte, irregolari e il ritmo delle loro ballate. Osservo quando un passo di danza diventa un inciampo, quando un desiderio diventa un'ossessione, quando la volontà diventa un eterno vagare e in quel luogo oscuro, dove l'asse della mente si inclina e porta altrove scruto l'orizzonte. Non sono un medico, non sono una psichiatra, non sono una legale sono solo una collezionatrice d'ombre.
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