L’Insufficienza Venosa ha diversi fattori di rischio. Alcuni di essi, come l’età, il sesso o l’ereditarietà non possiamo controllarli. Su altri fattori, come alimentazione, sedentarietà e sovrappeso possiamo invece intervenire. Ne abbiamo parlato con gli esperti.
La malattia venosa cronica è una patologia delle vene delle gambe, causata da un alterato deflusso del sangue in senso centripeto verso il cuore. Nella maggior parte dei casi essa è la conseguenza dall’incompetenza del sistema valvolare del circolo venoso superficiale, che provoca una progressiva dilatazione delle vene coinvolte, fino allo sviluppo di vere e proprie varici.
Più del 30% delle donne in Italia soffre di questo tipo di patologia- spiega la dottoressa Silvia Romagnoli Medico Chirurgo specialista in Chirurgia Vascolare ed Angiologica presso Kiba Istituto medico Milano- nonostante l’incidenza stia aumentando anche negli uomini. Queste percentuali possono andare però a peggiorare, poiché strettamente legate ad abitudini alimentari scorrette e stili di vita sedentari.
Fattori di rischio:
L’Insufficienza Venosa ha diversi fattori di rischio. Alcuni di essi, come l’età, il sesso o l’ereditarietà non possiamo controllarli. Su altri fattori, come l’alimentazione, sedentarietà e sovrappeso possiamo invece avere un maggiore controllo. I principali fattori di rischio, legati all’impossibilità o alla difficoltà di deambulazione o ad abitudini scorrette, sono: obesità, fumo, sedentarietà, lavori in ortostatismo per lunghi periodi, patologie posturali. Oltre a questi, nelle donne, lo stato di gravidanza contribuisce spesso a far precipitare la situazione, in quanto il sangue è più ostacolato nel raggiungere il cuore dal progressivo aumento di dimensioni dell’utero che comprime le vene addominali. Infine durante il periodo caldo il corpo umano subisce una vasodilatazione di tutto il circolo venoso. I mesi caldi, da aprile a ottobre, sono i nemici della patologia venosa agli arti inferiori. Le gambe diventano particolarmente gonfie e spesso doloranti ed infatti è questo il periodo dell’anno in cui occorre fare più attenzione a questo tipo di patologia.
Quali sono i sintomi più frequenti?
I sintomi sono legati alla gravità dell’insufficienza venosa: i primi segni sono capillari dilatati e vene varicose con pesantezza, formicolio, gonfiore alle gambe e crampi fino ad arrivare ai segni più gravi di pigmentazione, atrofia cutanea bianca, ipodermite ed ulcerazioni, che si verificano quando il ritorno del sangue è compromesso e la stasi venosa impedisce un normale nutrimento dei tessuti.
Come intervenire:
Quando compaiono i sintomi il consiglio è quello di fare una visita chirurgica vascolare, durante la quale lo specialista valuterà la presenza di edemi e di varici. ll chirurgo vascolare deciderà anche se eseguire l’ecodoppler venoso degli arti inferiori, esame ecografico non invasivo, di breve durata ed eseguito in ortostatismo che studia la funzionalità del circolo profondo e del sistema venoso superficiale. In base ai risultati della visita e dell’esame verrà data indicazione allo specifico tipo di trattamento.
L’indicazione principale dopo la valutazione della presenza di una insufficienza venosa agli arti inferiori resta sempre l’utilizzo della calza elastica, il grado di compressione della quale viene valutato in base alla gravità della malattia.
Inoltre può essere prescritta la terapia con bioflavonoidi, sostanze naturali che stabilizzano il connettivo della parete delle vene e riducono lo stato di infiammazione locale, tanto da essere incluso nelle linee guida del trattamento della malattia venosa cronica. L’effetto si manifesta anche nell’aumentare la capacità drenante del sistema venoso e di quello linfatico. Per questo permettono un miglioramento dei sintomi e della clinica in tutti i gradi di malattia, anche in caso di insufficienza della grande safena.
Quando è necessaria la chirurgia
Infine negli stadi più avanzati della malattia può essere indicato l’intervento chirurgico, che oggi viene praticato con tecniche mini-invasive (radiofrequenza o laser), che consentono un recupero molto veloce ed un decorso indolore. L’intervento di termoablazione safenica è un intervento mini-invasivo che si esegue in anestesia locale e sedazione, introducendo una fibra all’interno della vena grande safena e provocandone con il calore la chiusura. Il decorso post-operatorio è molto leggero ed il rientro al lavoro avviene normalmente in pochi giorni.
Tra le raccomandazioni sempre valide: alimentazione sana e una corretta idratazione.
a cura di Susanna Messaggio