Il 28 aprile è la Giornata Internazionale della Sicurezza sul lavoro. Ognuno di noi potrebbe portare al cambiamento nel proprio ambito. Ogni giorno nel mio piccolo, attraverso le docenze di Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro, cerco di sensibilizzare il più possibile le lavoratrici e i lavoratori nella responsabilità personale e collettiva della qualità della propria vita, attraverso una giusta comunicazione sulla Sicurezza e la realizzazione di eventi e progetti sul tema.
I datori di lavoro, la Politica e la società intera, devono contribuire nel lavoro collettivo di formazione, informazione e soprattutto, nel rispetto delle regole e delle leggi.
L’aumento del 19% di morti sui luoghi di lavoro nei primi due mesi di quest’anno, con il record lombardo del 42% rispetto al 2023, (dati INAIL), sono un trend spaventoso, che ha visto, negli incidenti mortali al cantiere via Mariti a Firenze, con 5 morti, e alla Centrale idroelettrica Bragi a Suviano, sull’Appennino Bolognese, con 7 morti, i fatti più sconvolgenti. Occorre intervenire il più rapidamente possibile per interrompere questa catena che non è mai frutto di fatalità, ma ha cause precise, fondamentalmente nel mancato rispetto delle norme.
Marco Caldiroli, Presidente di Medicina Democratica, rivolge un accorato appello per fermare quella che ormai è “una strage” sul lavoro: “Precarietà dei contratti e subappalti a cascata al massimo ribasso, alla base di troppi incidenti mortali: fermare la strage con una vera qualificazione tecnico-professionale delle imprese e prevenzione realizzata con l’impiantistica”.
“L’aspetto su cui è urgente intervenire dal lato normativo è quello della qualificazione tecnico-professionale delle imprese” – dichiara Marco Caldiroli – Si tratta di una previsione esistente ma mai messa in atto e che il Governo, con il DL 19/2024, intende solo apparentemente attuare attraverso la inidonea proposta, tecnicamente ed eticamente, della patente a crediti. La nostra proposta invece è quella di superare le forme di autocertificazione e semplificazione imperanti, ridefinendo le condizioni minime per le quali un soggetto può iniziare a svolgere una attività in relazione al rischio della stessa: su questo chiameremo al confronto e alla condivisione, le forze sociali, le organizzazioni sindacali, ma anche le rappresentanze politiche e istituzionali. Troppi imprenditori improvvisati, senza formazione e senza attrezzature idonee, mandano allo sbaraglio i lavoratori e le lavoratrici”.
In particolare le tragedie di Firenze e Suviano, non solo hanno scosso profondamente l’opinione pubblica, ma hanno nuovamente portato a galla una delle cause che incidono fortemente sull’andamento infortunistico: la precarietà dei contratti e i subappalti a cascata al massimo ribasso, che è una modalità diffusa: “ Particolarmente grave è apparso, in entrambi i casi – ha aggiunto Caldiroli – la difficoltà e il tempo trascorso per avere un’idea precisa delle imprese coinvolte e dei relativi rapporti con i lavoratori deceduti. Ciò è in palese contrasto con la normativa che chiede, per i cantieri, la preventiva notifica agli organi di vigilanza delle imprese via via che entrano nel cantiere. Occorre interrompere al più presto questa catena di infortuni, che non sono mai frutto di fatalità o di cosiddetti errori umani, colpevolizzando proprio le vittime, che non sono”deficienti”, come ha detto un imprenditore. Così come si conoscono le lamentele di molti datori di lavoro sulle “troppe sicurezze” sulle macchine, in particolare se impediscono la produttività piena, il pieno sfruttamento, e quindi la manipolazione e l’aggiramento delle protezioni, che sono la normalità nei luoghi di lavoro e tra le cause di infortuni.
Quando il fattore dell’infortunio appare un’azione personale, nella maggior parte dei casi , la motivazione è dovuta ad una esposizione a un rischio per sopperire alle deficienze (in sicurezza, attrezzature, procedure, DPI ecc) delle aziende.