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L’educazione affettiva parte anche dai testi delle canzoni. A Sanremo, come nel 2020, un altro cattivo esempio sul palco

Stasera su Rai Uno parte formalmente la kermesse sanremese, per la quinta volta condotta e diretta artisticamente da Amadeus, che già in passato è caduto nelle ingenuità del nazional popolare, con un linguaggio non prettamente rivolto all’emancipazione femminile sul luogo di lavoro. Un esempio fu la scelta di “bellissime vallette” o la presenza di Junior Call, il trapper mascherato che nei testi delle sue canzoni pre-Sanremo, raccontava tra parolacce, volgarità e atti di violenza, le donne, chiamate sempre fi..e o tr..e, la normalizzazione della violenza sessuale sulle donne.
E in questa edizione, torna la scelta inquietante con il gruppo dall’aspetto vetero punk, La Sad, nato nel 2020 durante la pandemia, a Milano, che nei testi ripercorre la cattiva abitudine di chiamare le donne come sopra, trattarle come cose e che inneggia alle (solite) trasgressioni: sex, drug …
La Sad
La grancassa di Sanremo, da oltre un mese è messa in moto dal conduttore, con il superlativo supporto di Fiorello, con il suo carrozzone di: vip, pseudo vip, stampa del settore e anche no, e presenze più o meno trentennali (tranne Alba Parietti che quest’anno non sarà in seconda fila all’Ariston e lo ha comunicato tristemente in tutte le salse)… Come ogni anno, seguirò il Festival, perchè è una delle macchine di spettacolo televisivo, più interessanti e divertenti in assoluto, anche dal punto di vista sociale e culturale e, proprio per questo, criticabile da chi fa controinformazione.
Mettendo da parte il folklore e l’indotto inequivocabile, tra collegamenti con conduttrici improvvisate o miracolate da parentele, il mio focus è come sempre sulla Comunicazione e sul linguaggio sessista, (purtroppo) abbastanza tipico dei rapper, utilizzati dai protagonisti scelti per salire su quel palco, a rappresentare, dolenti o nolenti, la musica italiana (in secondissimo piano rispetto all’intrattenimento, da molti anni).
 

Da sempre e quindi anche ora, sono impegnata nella difesa dei diritti delle donne e del lavoro (da poco anche come Responsabile nazionale per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti), per la vera emancipazione e autodeterminazione, cercando di alimentare il dibattito su questi temi e come successo con la “farfallina di Belen” o per la partecipazione di Junior Cally, dal linguaggio violento, “ripulito” per la kermesse, mi trovo a ribadire la mia personale protesta e convinzione che di questo passo, il cambiamento non avverrà mai.

Io non mi abituo al linguaggio sessista nelle canzoni dei rapper e non esistono giustificazioni dovute alla loro giovane età.

Non è possibile che Amadeus, anche alla luce delle critiche già ricevute sui comportamenti sessisti tenuti per descrivere le scelte delle donne al suo fianco, (ora finalmente considerate co-conduttrici e non vallette) o di giovani artisti, ricada nell’errore madornale di far salire sul palco del Festival della canzone italiana, rapper che perseverano nell’abitudine maschilista e sessista, di trascrivere la rabbia generazionale con parole che in qualche modo inneggiano al linguaggio sessista.

La band La Sad, (in gara tra i big), evidentemente ha ripulito il testo della canzone per il Festival… ma c’è anche chi non dimentica il linguaggio denigratorio al quale, secondo me, i giovani e in particolare le ragazze, dovrebbero ribellarsi, per dignità e non accettare più, per sempre.

Abbiamo vissuto il successo della Cortellesi con il suo film emblema contro la violenza sulle donne e la sensibilizzazione che ha prodotto il femminicidio di Giulia Cecchettin. Non possiamo tornare indietro.

Ascolto la musica dei rapper avendo un figlio diciottenne e mi trovo spesso a discutere sulla presenza in moltissimi testi, di termini utilizzati per parlare di donne, che vengono quasi sempre chiamate “t…e” o “pu….e”, ed avvallano in qualche caso, l’utilizzazione in negativo, del linguaggio e la comunicazione di genere. Il mio impegno non può che proseguire con gli intenti di critica e protesta, valutando le conseguenze di testi terribili scritti nel corso della carriera e le “opportune” differenze apportate per partecipare nella vetrina più famosa e visibile, “ripulite” per l’occasione. Com’era accaduto per l’edizione sanremese del 2020, con la presenza del trapper mascherato, anche l’edizione 2024, non può cancellare i testi pieni di violenza, sessismo e misoginia, di brani scritti nel passato da gruppo milanese La Sad.
Eevidente che le canzoni presentate a Sanremo godono di una ripulitura e linguaggio più consono al pubblico nazionalpopolare ma il background artistico, rimane. 
Le parole sono pietre e dovremmo essere uniti, donne e uomini che non si abituano e vogliono veramente cambiare la cultura e il rispetto al femminile.
Nel mio ultimo saggio e progetto, dedicati alle donne vittime di violenza, con racconti di storie in positivo, ho intervistato anche Dori Ghezzi, la compagna di Fabrizio De Andrè, sul pensiero del Poeta e sulla sua Musica, rispetto al tema “donne”…
Tutto un altro linguaggio, naturalmente, perché si può urlare e cantare di disagio, senza tirare in ballo il maschilismo e la violenza gratuita.
Con Dori Ghezzi, una delle protagoniste del mio libro “Il Made in Italy delle donne”, nel quale racconta la Musica e le donne, dal punto di vista del Poeta, Fabrizio de Andrè

Dal 1 gennaio 2024 sono ripresi i femminicidi e in un momento storico in cui le parole assumono un’importanza fondamentale per i rapporti di coppia, aumentando la sensibilità per i temi sociali, la parità di genere e la violenza sulle donne, appare sempre più evidente l’importanza di una buona educazione affettiva con l’accettazione del rifiuto, in ambito familiare ma anche, nella Comunicazione, Informazione e nell’Arte n generale.

E’ evidente che il dibattito e l’attenzione si rivolgono a tutti i settori della società, valutando l’impatto sulle nuove generazioni, che devono provare una qualsiasi reazione, fosse anche pura indignazione.

Le scelte artistiche del Direttore Amadeus sulle canzoni di Sanremo, sono di un esperto di musica, però, dovrebbe anche comprendere la gravità della presenza dei La Sad, in quel contesto.

Nella società civile possiamo discutere e valutare in maniera positiva, il fatto che la cassa di risonanza del Festival dura più di due mesi, portando profitti alla Rai servizio pubblico, che, nello stesso tempo, dovrebbe fare realmente proselitismo, per attirare il pubblico più giovane, perseguendo lo sviluppo di una società futura migliore, con il cambiamento del linguaggio, della cultura e il rispetto per raccontare le donne.

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