E’ di pochi giorni fa la segnalazione fatta da Coldiretti – direttamente al Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova nell’ambito delle trattative per i rinnovi dei contratti di vendita del latte per la produzione di Grana Padano – di alcune proposte industriali di contratti con un prezzo del latte assolutamente insoddisfacente e in totale contrasto con le norme del Piano Produttivo della DOP. Piano che obbliga ad una equa correlazione tra prezzo del latte pagato alla stalla e valore del formaggio.
I valori di oggi del formaggio Grana Padano (7,55 euro al chilo per 9 mesi d’età all’ingrosso) consentono prudentemente una valorizzazione del latte da un minimo di 42 centesimi al litro, oltre all’IVA, che può aumentare in base alle dimensioni aziendali e alle condizioni di ritiro del latte. Risulta quindi fuori da ogni parametrazione l’offerta odierna di 36 centesimi (o poco più).
Salvare le stalle, patrimonio italiano e bresciano
Al problema del Grana Padano si aggiunge l’annuncio dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato dell’avvio di quattordici istruttorie nei confronti di altrettanti caseifici acquirenti di latte crudo vaccino ed ovi-caprino, con sede in Lombardia, Emilia-Romagna, Sardegna e Puglia. Azione mirata a verificare presunte pratiche sleali poste in essere in danno dei propri allevatori conferenti, su segnalazione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali – Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari. “In un periodo difficile per l’economia del territorio – commenta Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Brescia e Coldiretti nazionale – occorre intervenire con decisione per impedire le irregolarità e le pratiche che sottopagano il latte agli allevatori e spingono le stalle alla chiusura, in un momento in cui invece è fondamentale difendere la sovranità alimentare del Paese con l’emergenza pandemia che ostacola gli scambi e favorisce speculazioni”.
In gioco c’è il futuro di un settore che produce ogni anno oltre 12 milioni di tonnellate di litri di latte di vacca, grazie a circa 30mila allevamenti diffusi lungo tutta la Penisola, che garantiscono il primato tricolore in Europa nella produzione di formaggi a denominazione di origine protetta (Dop). Sul territorio bresciano la produzione si attesta attorno al 12% del latte italiano con una produzione di oltre 1,4 milioni di tonnellate che interessa oltre 1200 allevamenti distribuiti nella provincia. Quando una stalla chiude, si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado.
Come segnalare le irregolarità
Dall’inizio dell’emergenza, Coldiretti ha denunciato le insostenibili richieste di riduzione del prezzo pagato agli allevatori da parte di chi cerca di sfruttare il proprio potere contrattuale per pagare compensi stracciati per alimenti deperibili come latte, la cui produzione non può essere fermata nelle stalle. Per questo, Coldiretti ha informato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, allertando tutte la rete organizzativa a livello nazionale, con uffici provinciali e locali, per monitorare gli attacchi contro le stalle. Utile e importante, in quest’ottica, l’attivazione della casella di posta elettronica sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it per raccogliere informazioni e segnalazioni.
Il problema delle pratiche sleali riguarda l’intero settore agroalimentare ed è necessario un serio intervento normativo del Parlamento contro le pratiche commerciali sleali ad integrazione della Direttiva UE 2019/633. Il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali da parte della distribuzione non può essere scaricato sulle imprese agricole che rappresentano l’ultimo anello della catena e sono già costrette a subire il preoccupante aumento di costi di produzione.