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Intelligenza artificiale e lavoro: cosa ne pensano e cosa si aspettano gli italiani?

 Presentato il sondaggio “Gli italiani e l’intelligenza artificiale. Cosa ne pensano, cosa si aspettano”

Il 54% della popolazione italiana non è preparata sul tema
I lavori percepiti come più sostituibili da un’intelligenza artificiale sono quelli svolti da impiegati (56%), operai (51%) e commessi (43%)

A Milano, presso l’Arena Cariplo Factory si è tenuto l’evento “Intelligenza artificiale. E noi? Sfide, opportunità e responsabilità” per presentare il sondaggio condotto da YouTrend su base nazionale per la Fondazione Pensiero Solido, dal titolo “Gli italiani e l’intelligenza artificiale. Cosa ne pensano, cosa si aspettano”. La ricerca fotografa lo stato dell’arte sul pensiero degli italiani riguardo l’intelligenza artificiale (AI), un tema di cui si è iniziato a parlare molto anche nel nostro Paese, con un focus sulle conseguenze per il mondo del lavoro.

All’evento, unico nel suo genere in Italia, hanno preso parte 25 esperti di intelligenza artificiale (professori, imprenditori, sociologi e rappresentanti di aziende tech internazionali) per fare il punto sullo sviluppo del settore e sulle sue potenzialità economiche e sociali per il progresso e la competitività dell’Italia

Gli italiani e l’intelligenza artificiale 

Dal sondaggio emerge che la maggioranza della popolazione italiana, il 54%, non è preparata sul tema dell’intelligenza artificiale. Una percentuale ancora più alta di intervistati (59%) pensa che la politica e le leggi dello Stato dovrebbero intervenire il più possibile, anche vietandone l’uso se fosse il caso, o comunque regolamentando la maggior parte dei casi di utilizzo. 

Intelligenza artificiale e occupazione

Sul fronte occupazionale, tra gli italiani prevale in generale la percezione che l’intelligenza artificiale porterà a un calo complessivo dei posti di lavoro: a pensarla così è il 51% degli intervistati, mentre per il 10% l’occupazione aumenterà e per il 26% i posti di lavoro resteranno più o meno gli stessi, anche se cambieranno le mansioni. La maggioranza degli occupati (55%) non sarebbe, inoltre, disposta a farsi dare volentieri istruzioni dall’intelligenza artificiale sul lavoro, mentre il 37% risponde affermativamente, sebbene il controllo e la valutazione automatica siano comunque percepiti più come un vantaggio, soprattutto tra i giovani e i laureati (per il 47%) che come uno svantaggio (per il 30%).

I lavori percepiti sostituibili dall’intelligenza artificiale

I lavori percepiti come più sostituibili da un’intelligenza artificiale sono quelli svolti da impiegati (56%), operai (51%) e commessi (43%), ossia mansioni che non richiedono titoli di studio elevati, mentre all’opposto quelli che vengono percepiti come meno sostituibili da un’intelligenza artificiale sono l’artista (24%), l’imprenditore (26%) e il medico (27%). Solo una minoranza degli occupati si sente aiutata (23%) o all’opposto minacciata (21%) dai cambiamenti portati da queste nuove tecnologie, mentre la maggioranza (50%) non si sente né aiutata né minacciata.

“La ricerca – ha commentato Antonio Palmieri, Fondatore e Presidente Fondazione Pensiero Solido – dimostra che gli italiani hanno desiderio di comprendere meglio cosa sia l’intelligenza artificiale, in quanto ne sono preoccupati, tanto è vero che chiedono un intervento normativo. Dobbiamo uscire dall’emotività e arrivare a una consapevolezza diffusa, volta a chiarire le opportunità e le sfide dell’AI, sapendo che la prima responsabilità sta in capo a chi progetta questi software. In tal senso, occorre da parte di programmatori e imprese una maggiore responsabilità sociale”.

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