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MERCATO DEL LAVORO LOMBARDIA

UN ANNO PER TROVARE UN OPERAIO SPECIALIZZATO: L’ALLARME CONFARTIGIANATO SUGLI INTROVABILI
Le previsioni di rallentamento della crescita economica si associano ad una tenuta del mercato del lavoro, con una domanda di lavoro prevista dalle imprese lombarde che resta tonica nel primo trimestre di quest’anno, con i lavoratori ricercati che aumentano del 13,9% per il totale e dell’11,3% per le MPI, rispetto un anno prima.
Secondo Confartigianato, sono le 256 mila micro e piccole imprese con dipendenti le protagoniste della crescita della domanda di lavoro: il 52,2% delle posizioni lavorative sono ricercate proprio da queste piccole realtà. Evidenza da leggere in positivo visto il maggior orientamento di queste verso contratti stabili.
“La difficoltà delle nostre imprese a reperire personale – sottolinea il Presidente di Confartigianato Lombardia, Eugenio Massetti – è la conseguenza di una molteplicità di fattori: dalla crisi demografica al gap tra scuola e mondo del lavoro, dalla rivoluzione digitale fino alle nuove aspettative e propensioni, soprattutto dei giovani, nei confronti del lavoro”.
“Per questo, la carenza di manodopera va affrontata con un approccio sistemico e coordinato, anche di tipo culturale, degli interventi di politica economica e delle misure per riattivare il mercato del lavoro – specifica il Segretario generale di Confartigianato Lombardia, Carlo Piccinato – Notevole è l’impegno, nell’artigianato, ad investire su una contrattazione collettiva di qualità che, con l’obiettivo di fidelizzare
i lavoratori alle imprese, prevede anche importanti tutele di welfare bilaterale” .
La crescita dell’occupazione si associa ad un rilevante e crescente mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se qualificato.
Sul territorio lombardo, nel 2022, le piccole imprese hanno avuto difficoltà a reperire 243.760 lavoratori, pari al 44,9% delle assunzioni previste. Per l’artigianato tale quota sale al 52,8%, pari a 44.590 lavoratori difficili da trovare, valore superiore di 12,8 punti rispetto alle imprese non artigiane (40,0%).
Il 28,4% delle entrate sono difficili da reperire per le imprese artigiane per il ridotto numero di candidati, il 19,2% per inadeguatezza dei candidati, il 5,2% per altri motivi.
Tra le province lombarde le MPI riscontrano una maggiore difficoltà di reperimento a Pavia (51,9%), Lecco (50,3%) e Como (49,7%). Mentre per il totale imprese questa problematica pesa maggiormente a Pavia con il 48,3% (4^ nel ranking nazionale per quota di entrate difficili da trovare), seguita da Lecco (46,9%), Varese (45,9%) e Monza-Brianza (44,9%). Mancano all’appello soprattutto tecnici Ict, progettisti di software, ma anche autisti di camion, operai edili, elettricisti, meccanici, idraulici.
In valore assoluto, i lavoratori più difficili da reperire dalle MPI lombarde sul mercato del lavoro sono gli autisti di mezzi pesanti e camion (15.020 lavoratori difficili da reperire nel 2022, pari al 57,3% del totale), seguiti dai operai edili (11.390 lavoratori che non si trovano, pari al 52,4% del totale necessario alle aziende), elettricisti nelle costruzioni civili (8.340 posti scoperti, pari al 69,6% del totale profili ricercati), attrezzisti di macchine utensili (ne mancano 5.220, pari al 74,7% del totale), tecnici della vendita e della distribuzione (ne mancano 5.170, pari al 43,0% del totale) e idraulici (ne mancano 5.080 pari al 72,5% del totale).
Per trovare personale nel 2022 le imprese nostrane hanno impiegato in media 3,3 mesi, ma i tempi si sono allungati a 4,7 mesi per gli operai specializzati: per 96.350 di queste figure professionali qualificate occorre oltre 1 anno di ricerca.
Rispetto alle entrate preventivate le MPI faticano a trovare figure professionali con competenze di ‘elevata’ importanza per lo svolgimento dell’attività per lo più in ambito digitale. Risulta infatti difficile per oltre la metà delle piccole imprese lombarde trovare profili dotati di capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici (52,8%) e di capacità di applicazione di tecnologie “4.0” per innovare
i processi (50,7%).

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