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Come Marilyn, da quando non c’è più. “60 anni, tra lavoro e valore al femminile”

Di Ketty Carraffa (Copertina prima edizione del 2012)

Ogni anno, milioni di persone al mondo, ricordano la scomparsa di Norma Jeane Mortenson, (la paternità non è ancora stata provata realmente) Marilyn Monroe, avvenuta in circostanze alquanto misteriose nella notte tra il 4 e il 5 agosto del 1962, e sulle quali anch’io ho avuto modo di portare a termine studi e approfondimenti nel corso degli anni, con la scrittura di alcuni saggi, (sempre negli anniversari decennali dal 2002) che ripercorrono la sua condizione di stella del firmamento hollywoodiano e internazionale, e nello stesso tempo, come donna fragile, a volte strumentalizzata e lasciata in solitudine nella sua precarietà, anche lavorativa e professionale.

Marilyn è un’icona unica, che s’impara a conoscere sin da piccoli e che, a 60 anni dalla sua scomparsa, è assoltamente attuale e riconoscibile a tutte le età, perché la sua immagine non ha mai smesso di venire rappresentata in ogni luogo e in ogni situazione artistica, o commerciale.

Al Festival del Cinema di Venezia assisteremo alla prima del film “Blonde”, (Netflix) un ennesimo racconto della sua vita, anche molto approfondito sulla sfera sessuale, che vede come protagonista e “sosia”, l’attrice cubana Ana De Armas, che pur non avendo l’accento anglosassone ma latino, promette un’interpretazione molto sentita e impegnativa, si dice già da Oscar…

Per scrivere di Marilyn, ogni volta prendo spunto e colgo l’occasione, da una serie di motivi, ogni giorno più “stringenti”, anche casualmente “condivisibili”.

In primis, lo spunto parte da considerazioni personali, come la mia nascita in concomitanza con la sua scomparsa e dalla consapevolezza, crescendo, di aver maturato la mia grande passione per il Cinema e per “Marilyn”, sin dalla pancia della mamma, con la conseguente attività di Docente di Cinema e nelllo stesso tempo, in qualità di reporter e sindacalista,  raccontando i danni “subiti” dalle donne rispetto alla precarietà e frammentarietà del lavoro e al fatto, ancora concreto nonostante le leggi, che la parità di salario non è ancora così palesemente attiva.

L’altro elemento, fondamentale e molto attuale, che mi spinge a scrivere di Marilyn confrontando il mito cinematografico hollywoodiano con la donna fragile, che può essere cittadina e artista in tutto il mondo, mettendo insieme Donne e Valore, è la considerazione che si può fare rispetto al linguaggio e alla condizione femminile nella nostra società, dal punto di vista della “Cultura dell’immagine”, che vede le donne sempre alla ricerca dell’eterna giovinezza e rispetto alla diversità delle donne” e del loro approccio “emozionale” anche con il mondo del lavoro.

Marilyn ha stravolto il Cinema, sin dal suo arrivo nell’Olimpo, con le piccole partecipazioni nei film: Eva conto Eva o Giungla d’asfalo, sino ad arrivare ad essere assoluta protagonista indimenticabile, in Quando la moglie è in vacanza, Fermata d’Autobus, Niagara o A qualcuno piace caldo… solo per dirne alcuni.

Marilyn, con la carriera da modella, le foto osè, le violenze subite, la mamma con gravi problemi mentali e la sua grande voglia di ricevere attenzioni e amore, ha cambiato la concezione della “diva”, anteponendo al suo essere meravigliosa come nessuna, a livello estetico, in tutti i suoi film ma anche nella vita privata, la sua grande personalità e determinazione, che nonostante la sua assenza da ben 60 anni sulla terra, aleggia e condiziona ancora le scelte di milioni di donne che vogliono assomigliarle a tutti i costi. Marilyn è ua donna adorata dalla donne, e questo, è già una grande conquista e caratteristica che ben poche “vip” o star del Cinema attuali, possono vantare.

A 60 anni dalla sua scomparsa (e avrebbe avuto 96 anni) siamo ancora qui a parlarne, a emozionarci dinanzi allo schermo e ai primi piani sul suo viso ovale perfetto e a descrivere, ancora una volta, quello che ha rappresentato e rappresenta per la Storia del Cinema e del Costume mondiale, nel 2022.

La sua famosissima immagine ripetuta, realizzata da Andy Warhol, i suoi abiti iconici messi in mostra e profanati (acquistati o noleggiati, e rovinati da vip in assurde passerelle) la sua grande dolcezza, saranno sempre materia di studio e di emozione per tutti noi che continuiamo ad amarla e a pensare come sarebbe stata la sua vita se solo avesse potuto avere dei bambini come tanto desiderava, se avesse trovato il grande Amore come sognava, e se l’evoluzione della società avrebbe potuto regalarle la giusta stima di sé e la felicità che le è sempre mancata, sin dall’infanzia, senza un padre e punti di riferimento veri.

Icona immortale già quando era in vita, Marilyn sapeva quello che voleva veramente, sin da piccola: essere amata. Da 60 anni, il ricordo è indelebile e l’opportunità di inviare un saluto a Norma Jeane, è sempre doveroso.

E a novembre, ci sarà l’uscita della seconda edizione del mio libro: “60 anni tra lavoro e valore al femminile. Come Marilyn da quando non c’è più “…

un mio ulteriore omaggio a lei come icona eterna di “bellezza”, e alle donne, che nella precarietà, a volte sanno trovare la loro giusta determinazione e forza per raggiungere tutti gli obiettivi.

 

 

 

 

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