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L’esposizione pubblica di medici e ricercatori può convincere le persone a vaccinarsi contrastando la disinformazione

Pubblicati i risultati della ricerca multidisciplinare di Università Vita-Salute San Raffaele,
che applica il metodo sperimentale alle scienze comportamentali

Uno studio del Centro di Ricerca di Epistemologia Sperimentale e
Applicata (CRESA)1 dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, diretto dal
professor Matteo Motterlini, dimostra che l’endorsement da parte degli esperti ha
un impatto positivo sia sulle intenzioni di vaccinazione, sia sulle convinzioni circa
l’efficacia del vaccino per il COVID-19. La stessa ricerca rileva anche quanto
un’esposizione ripetuta a messaggi che contrastano la disinformazione sia
particolarmente efficace nell’orientare i giudizi delle persone in senso corretto.
Lo sforzo di vaccinare la popolazione mondiale contro la SARS-CoV-2 affronta diverse
sfide, tra cui l’esitazione delle persone a vaccinarsi, un fenomeno complesso che colpisce
una parte significativa della popolazione mondiale e che necessita di uno sforzo altrettanto
complesso per essere contrastato. Secondo l’indice di fiducia globale pubblicato
annualmente dall’istituto ISPSOS MORI (2021), i medici e i ricercatori sono le categorie
all’interno della nostra società che godono della maggiore fiducia e lo studio del CRESA
dà un contributo importante nel capire se essi siano anche le figure più adatte a convincere
le persone a vaccinarsi.
Per rispondere, i ricercatori hanno condotto un esperimento pre-registrato, testando se la
spinta degli esperti aumenti o meno l’efficacia dei messaggi di debunking sui vaccini per il
COVID-19. Il monitoraggio ha riguardato un campione di 2.277 persone – tutte residenti
in Italia – attraverso uno studio condotto durante le fasi salienti della campagna di vaccinazione. L’esperimento è stato organizzato in 7 raccolte dati consecutive, dove i
partecipanti ricevevano nuove informazioni a distanza di 10 giorni2
.
I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi, un gruppo sperimentale (1.153 persone)
e un gruppo di controllo (1.124 persone). I ricercatori hanno fornito le stesse informazioni
a entrambi, manipolandone, però, la fonte, a seconda del gruppo. Ai partecipanti del
gruppo sperimentale veniva rivelato che l’informazione fornita fosse sostenuta dalla
maggioranza dei medici e dei ricercatori in ambito sanitario intervistati in precedenza,
mentre ai partecipanti del gruppo di controllo veniva detto che l’informazione fosse
sostenuta da una maggioranza generica di intervistati (cioè del tutto profani, come loro).
Secondo i risultati della survey, mentre non si è osservato un aumento nel comportamento
di vaccinazione, si è scoperto che i partecipanti al gruppo sperimentale (quello che ha
ricevuto i messaggi di debunking proposti dagli scienziati) hanno mostrato una maggiore
intenzione di vaccinarsi, così come giudizi più positivi sulla protezione offerta dai vaccini.
La valutazione finale è evidente: gli scienziati e gli esperti di medicina non sono – nella
percezione del pubblico – semplicemente una categoria “generalmente” affidabile, ma
anche messaggeri adatti a contrastare la disinformazione durante le campagne di
vaccinazione per contrastare il COVID-19.
Interessante anche un altro dato della ricerca: più messaggi di debunking hanno ricevuto i
partecipanti, maggiore è stato l’aumento della loro intenzione di vaccinazione, nel gruppo
sperimentale rispetto al gruppo di controllo.
Il dottor Piero Ronzani (Ph.D) – International Security and Development Center
di Berlino, Centro di Ricerca di Epistemologia Sperimentale e Applicata,
Dipartimento di Filosofia, Università Vita-Salute San Raffaele (CRESA), primo
autore di questo studio, ha dichiarato: “Abbiamo sfruttato l’opportunità senza precedenti che la campagna di vaccinazione COVID-19 offriva, per testare un intervento comportamentale volto a verificare l’importanza della fonte dell’informazione scientifica nell’aumentare l’adesione alla vaccinazione. Abbiamo  un campione significativo di popolazione quando la terza ondata epidemica si stava intensificando nel paese e la campagna di vaccinazione stava iniziando. I nostri risultati possono essere
spiegati come una combinazione di effetti diversi che convergono sullo stesso risultato. La fonte dell’informazione non costituisce semplicemente una caratteristica incidentale dell’informazione, ma è parte della rappresentazione mentale che le persone si formano dell’informazione stessa” “La pandemia ha reso evidente l’enorme tributo che l’economia e la società hanno dovuto pagare alla disinformazione scientifica riguardo ai vaccini. E lo stesso vale oggi per un’altra pressante sfida globale: quella del cambiamento climatico. Questo nuovo studio mostra che contrastare la disinformazione sulla scienza è possibile, se sai come farlo. I nostri dati indicano che la comunicazione istituzionale dovrebbe,
primo, mirare i propri sforzi nell’identificare le specifiche preoccupazioni dei cittadini; secondo, rispondervi
2
Timeline allegata
tramite gli esperti. Medici e scienziati non sono solo una categoria genericamente percepita come degna di fiducia, sono anche i messaggeri più idonei a contrastare la disinformazione durante le campagne di vaccinazione”, così il professor Matteo Motterlini, coordinatore di questo studio, Professore Ordinario di Filosofia della scienza di Università Vita-Salute San
Raffaele e Direttore del Centro di Ricerca di Epistemologia Sperimentale e
Applicata, Dipartimento di Filosofia, Università Vita-Salute San Raffaele
(CRESA).

Per consultare i dati:
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0264410X22007800
Il progetto è finanziato da ERC H2020, PERITIA – Policy, Expertise and Trust.
PI del progetto Maria Baghramian dell’University College di Dublino, responsabile locale
Carlo Martini, professore associato di Università Vita-Salute San Raffaele e membro del
Centro di Ricerca di Epistemologia Sperimentale e Applicata (CRESA) della Facoltà di
Filosofia.
Università Vita-Salute San Raffaele (UniSR) è un’università di eccellenza inaugurata nel 1996 e riconosciuta a livello internazionale per l’alta qualità della sua ricerca e didattica. Con oltre 3800 studenti iscritti, UniSR offre corsi di laurea triennale e magistrale, scuole di specialità, master post-laurea e programmi di dottorato. L’Ateneo si caratterizza fin dalla sua origine per una forte integrazione tra la ricerca in ambito biomedico e quella in ambito
socio-psicologico e filosofico, nella convinzione che il miglioramento della condizione umana non possa prescindere da nessuna di queste tre dimensioni. L’attività di ricerca biomedica di UniSR – traslazionale e ad alto contenuto tecnologico – è condotta in sinergia con IRCCS Ospedale San Raffaele, tra i più importanti ospedali di ricerca del Paese. Entrambi gli enti afferiscono al Gruppo San Donato, il primo gruppo della sanità privata in Italia

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