Mostra a cura di Giovanna Fiorenza e Roberto Mutti
Palazzo del Broletto
Piazza della Vittoria 14-15, Pavia
2 luglio – 2 ottobre 2022
Ingresso libero
Orari di apertura
Da giovedì a domenica dalle 17.00 alle 21.00
Inaugurazione
Sabato 2 luglio dalle 17 alle 20
Informazioni al pubblico
t. 0382-399424 cultura@comune.pv.it
Durante l’inaugurazione reading di poesia dal libro A Coney Island of the Mind di Lawrence Ferlinghetti con l’attore Ruggero Dondi.
Improvvisazione jazz del compositore e contrabbassista Attilio Zanchi
Nella sua vita di regista, produttore, viaggiatore e giornalista, Maurizio Coppolecchia, nato a Milano nel 1955, una cosa non ha mai smesso di fare, fotografare, realizzando diversi reportage in giro per il mondo.
“2009 Luna Park dell’anima – Coney Island Brooklyn”, la mostra a cura di Giovanna Fiorenza e Roberto Mutti in programma al Palazzo del Broletto di Pavia dal 2 luglio al 2 ottobre 2022 e realizzata con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Pavia, raccoglie 52 fotografie di vari formati e stampate su diversi supporti che raccontano uno dei luoghi più iconici di New York, lo storico Luna Park di Coney Island, a sud di Brooklyn, a poco meno di un’ora da Manhattan.
Una mostra dal grande impatto emotivo voluta da Mariangela Singali Calisti, Assessore alla Cultura, che da subito ha sposato il progetto: “Abbiamo voluto creare un dialogo tra le forti suggestioni artistiche ed emotive della mostra di Maurizio Coppolecchia e l’offerta artistica de ‘La città come palcoscenico’, il cartellone che l’Amministrazione organizza per i mesi estivi con appuntamenti di musica, arte, teatro e cinema”.
LA MOSTRA
La lunga spiaggia sabbiosa che guarda l’Oceano Atlantico, il lungomare di legno, le giostre abbandonate e i chioschi dove mangiare l’hot dog sono il palcoscenico dove si sviluppa il racconto per immagini di Coppolecchia, scattate tutte a Coney Island nel 2009, ovvero nel momento di estrema decadenza del primo parco divertimenti a chiamarsi Luna Park, inaugurato nel 1903 e chiamato “Luna” in onore della sorella del proprietario, Luna Dundy.
Tuttavia, “2009 Luna Park dell’anima – Coney Island Brooklyn” prima di essere un reportage, è un viaggio nell’ anima americana, un’immersione in quel mondo che ha contribuito a definire la cultura di massa, destrutturandone il linguaggio, generando la Pop Art.
La libertà dello stile narrativo delle fotografie di Coppolecchia entra nelle viscere di questo mondo, raccontando la vena malinconica che si ritrova nelle giostre ferme, nelle saracinesche abbassate, nelle insegne scolorite, nei ricordi abbandonati, nella dimensione onirica delle giostre che hanno smarrito il loro sogno, quando trionfavano i labirinti di specchi, la grande Wonder Wheel costruita nel 1920 e alta quasi cinquanta metri, le voci degli autoparlanti e dei bambini, i neon dai mille colori, le maschere dei pagliacci, i juke-box.
Tutto, nelle foto esposte a Pavia, evoca le sensazioni sospese di un Luna Park dismesso, di un microcosmo che, normalmente, in qualunque parte del mondo, è in grado di stregare con il suo fascino fuori dal tempo, luogo di spensieratezza dove lasciarsi il passato alle spalle senza pensare al futuro.
Eppure, attraverso immagini lucide, rigorose e prive di retorica, sotto la lente di ingrandimento di Coppolecchia la nostalgia si fa più limpida e l’autore crea una vera e propria “Estetica dell’abbandono”.
Scrive Roberto Mutti: “A questo punto ci si potrebbe aspettare il ricorso a un prevedibile bianconero, invece Maurizio Coppolecchia interpreta tutto con colori squillanti, si sofferma sui particolari che da comprimari trasforma in protagonisti e, complice di quella generazione che era stata stregata dalla nuova arte americana sbarcata nel 1964 alla Biennale di Venezia, propone una ricerca dalle dichiarate connotazioni Pop”.
Il titolo della mostra – “2009 Luna Park dell’anima – Coney Island Brooklyn” – non solo mette in evidenza ancora una volta la capacità dell’autore di entrare in empatia con ciò che intende imprimere sulla pellicola ma, sottolinea Giovanna Fiorenza, mostra come “Maurizio Coppolecchia, che ha lavorato per tanti anni nel mondo della pubblicità, conosce il valore della parola scritta e dell’immagine, e di quanto entrambe abbiano influenzato tutta Pop Art. I close up estremi delle fotografie rendono i colori ancora più brillanti e saturi e ne fanno a tutti gli effetti dei lavori Pop”.
La mostra, che presenta un immaginario sfaccettato legato ai ricordi di una “terra di confine” tra quotidianità e fiaba, vedrà il giorno dell’inaugurazione un reading di poesia con l’attore Ruggero Dondi e le improvvisazioni jazz del compositore e contrabbassista Attilio Zanchi che prende spunto dal libro del 1958 A Coney Island of the Mind di Lawrence Ferlinghetti, il poeta della Beat Generation scomparso lo scorso anno all’età di 101 anni.
Sempre all’interno delle iniziative collaterali alla mostra, sabato 10 settembre alle ore 18 si terrà la conferenza “Pop Art tra fotografia e architettura” con la partecipazione di Francesca Alfano Miglietti, curatrice e storica dell’arte, Monica Mazzolani, architetta e docente, Roberto Mutti, giornalista e storico della fotografia, e Maurizio Coppolecchia.
Maurizio Coppolecchia
Regista, produttore, fotografo, gemmologo, viaggiatore, giornalista, Maurizio Coppolecchia è nato a Milano nel 1955 e ha lavorato per lunghi anni in pubblicità e nel cinema. Il suo nome è legato alla produzione del film Il Divo di Paolo Sorrentino, premio speciale della giuria al Festival di Cannes 2008. Nell’ottobre 2006 fonda “Parco Film”, casa di produzione pubblicitaria e cinematografica che annovera da subito figure di rilevanza internazionale come Sebastien Chantrel, Sebastian Grousset, Paolo Sorrentino, Alexander Paul e Pep Bosch.
Tra gli anni ‘80 e ‘90 svolge attività fotografica per importanti periodici italiani come Capital, Class, Gente Money e Panorama Mese, mentre negli anni successivi lavora nell’ambito della produzione pubblicitaria come executive producer.
Tra le tante attività, ciò che Maurizio Coppolecchia non hai smesso di fare è fotografare, realizzando negli anni diversi reportage, come quello realizzato con una Polaroid SX70 in Mongolia nel 1987 e diventato trent’anni dopo una mostra e un libro dal titolo “The Immediate Gaze”, realizzati insieme all’amico e artista Pietro Spica e presentati a gennaio 2022 presso lo Spazio d’Arte Scoglio di Quarto di Milano. Nel 2020 ha partecipato con due personali al “Milano Photo Festival” da Stamberga Concept Gallery e allo Spazio Kryptos, mentre nel 2021 alla mostra collettiva Esseri allo spazio milanese HOOA con un reportage sulle donne haitiane.