Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in occasione della Giornata della Legalità, che si celebra il 23 maggio e in considerazione del 30° anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo con gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, aderisce alla ricorrenza, proponendo alcune riflessioni e segnalando un’ipotesi di lavoro, eventualmente da estendere laddove si volesse.
A distanza di trent’anni da uno degli eventi più luttuosi e sconvolgenti per il nostro Paese, probabilmente è lecito osservare quanto oggi sia possibile parlare del fenomeno mafioso e sentirlo ripudiare pubblicamente in diversi contesti; la cultura della legalità sembrerebbe avanzare e la condanna verso le dinamiche della criminalità appare incondizionata. Eppure c’è ancora tanto da fare; soprattutto nelle nostre aule scolastiche, autentico portale verso il futuro e una società, si spera, migliore di quelle che hanno caratterizzato le generazioni precedenti. Tanti illustri protagonisti della legalità, da Don Pino Puglisi a Paolo Borsellino, giusto per citarne un paio, avevano perfettamente capito quanto l’istruzione fosse fondamentale non solo come ascensore sociale, ma anche come viatico per l’autodeterminazione di un pensiero libero, scevro dai condizionamenti di una mentalità feudale, retrograda, asservita al potente di turno. Conoscere e rivendicare i propri diritti, non arretrare davanti ai ricatti, contrastare clientelismi e scorciatoie, non assuefarsi all’inerzia, condividere progettualità e solidarietà costituiscono l’antidoto più efficace contro l’ignoranza e la prevaricazione.