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EQUITÀ TERRITORIALE UN’ESIGENZA CHE DA NORD A SUD NON È PIÙ RIMANDABILE

Di Massimo Mastruzzo*

Sappiamo che un’autostrada o una ferrovia è più utile costruirla in un territorio che ne è carente, l’articolo 3 della Costituzione d’altronde lo prevede. Così come siamo consapevoli che lo sviluppo di nuove infrastrutture sono pilastri fondamentali delle strategie di ripartenza e di rilancio delle economie di tutti i paesi:

 

gli investimenti nelle infrastrutture creano nel breve termine nuovi posti di lavoro e muovono l’economia dell’indotto diretto e indiretto, mentre nel lungo periodo sono in grado di aumentare la competitività del sistema paese, migliorando e rendendo più veloci gli spostamenti di beni e persone all’interno e all’esterno dei confini nazionali e dando impulso alle attività di Import – Export.

 

Gli economisti generalmente ritengono che la spesa per le infrastrutture abbia un significativo “effetto moltiplicatore”: ogni unità di moneta spesa in infrastrutture genera un ritorno economico superiore in termini di aumento del Prodotto interno lordo (Pil) e dell’occupazione.

 

L’effetto moltiplicatore è particolarmente efficace se le infrastrutture vengono realizzate nei territori dove sono carenti.

 

È palese che il territorio nazionale italiano dove le infrastrutture sono particolarmente carenti sia il Mezzogiorno, e, ad esempio, leggiamo che gli economisti Alberto Quadrio Curzio e Marco Fortis nel loro libro “L’economia reale del Mezzogiorno” sostengono che se l’Italia scommettesse sullo sviluppo industriale del sud nel giro di pochi anni diventerebbe economicamente più forte della Francia e della Germania, arrivando addirittura ad essere il primo in Europa con il sud sviluppato ai livelli di alcune aree del nord, sostanzialmente che far crescere il sud sarebbe un affare per l’Italia intera.

 

Nel territorio nazionale italiano dove le infrastrutture sono talmente carenti da assegnare all’Italia la fetta maggiore del PNRR e ancora prima far pervenire richiami in tal senso dalla UE – ricordiamo che il direttore generale per la Politica regionale della Commissione Ue, Marc Lemaitre, nel 2019 ha inviato una lettera al governo “indicando le cifre più che preoccupanti sugli investimenti al Sud, che sono in calo e non rispettano i livelli previsti per non violare la regola Ue dell’addizionalità” – non sono, ad oggi previsti quei massicci investimenti necessari a ridurre la disomogeneità territoriale che contraddistingue il territorio nazionale italiano.

 

Per tutto questo, concretizzando il progetto di Pino Aprile, abbiamo dato vita al movimento per l’Equità Territoriale:

la disomogeneità territoriale non era più sostenibile, e l’evidente incostituzionalità nella quale versa un parte del territorio italiano, ignorata palesemente da tutti i partiti nazionali, ci hanno convinto che l’equità territoriale è un’esigenza non più rimandabile.

 

Così in poco tempo il Movimento per l’Equità Territoriale, grazie alle concrete azioni che ha intrapreso, ha prodotto importanti risultati:

 

Riportare all’attenzione nazionale ed europea il tema della disomogeneità tra territori all’interno dei confini nazionali.

 

Già a luglio 2020, dopo l’accordo in sede europea, il Movimento aveva posto all’attenzione nazionale che la quota attribuita all’Italia dal programma europeo Next Generation EU (più di un quarto di quanto stanziato dall’Unione per l’intero continente) era maturata in ragione del ritardo di sviluppo socio-economico in cui versa il Mezzogiorno d’Italia (alto livello di disoccupazione – il triplo rispetto alle regioni del Centro-Nord – e basso livello di reddito pro-capite – la metà rispetto alle regioni del Centro-Nord) e che la riduzione di quegli squilibri fosse tra le priorità orizzontali dello strumento per la ripresa economica istituito dalla Commissione Europea;

 

Produzione di due mozioni parlamentari (una della Camera ed una del Senato) che impegnavano il Governo (l’allora Governo Conte 2) a tener conto dei parametri utilizzati dalla Commissione Europea per la ripartizione dei fondi tra gli Stati membri (oltre a quello della popolazione, il tasso di disoccupazione medio degli ultimi 5 anni e il livello del reddito procapite) e, soprattutto, del fine dello strumento stesso del Next Generation EU: la diminuzione degli squilibri territoriali;

 

Nell’aprile 2021 veniva presentata una Lettera alla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in cui si chiedeva all’esecutivo di vigilare sull’operato del governo italiano che, già dalle dichiarazioni ufficiali dei suoi ministri, non corrispondeva agli obiettivi prioritari indicati nel regolamento sul dispositivo per la ripresa e la resilienza: il contrasto alle diseguaglianze di genere, generazionali e territoriali;

 

Nel luglio 2021 veniva presentata e discussa in Commissione Petizioni del Parlamento Europeo una petizione sostenuta con raccolta firme dal Movimento per l’Equità Territoriale, dall’Osservatorio sul Piano di Rilancio e Mezzogiorno e dalla Rete dei Sindaci Recovery Sud, in cui si chiedeva di modificare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ridefinendo complessivamente la destinazione delle risorse europee, in modo da aderire agli obiettivi del regolamento sul dispositivo per la ripresa e la resilienza, e di rendere esplicito il ruolo del Sud nella ripresa e nello sviluppo del Paese;

 

A dicembre 2021 veniva depositata presso la Cancelleria della Corte di Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per l’abolizione del Comma 3 dell’art. 116 della Costituzione Italiana con cui si intende abolire tutti i tentativi di Autonomia Differenziata che causeranno ulteriori squilibri tra le Regioni italiane e, soprattutto, l’accrescersi del divario socio-economico tra Centro-Nord e Mezzogiorno (isole comprese).

 

A tal proposito Il prossimo passo consisterà nella raccolta delle cinquantamila firme necessarie a presentare poi la proposta di legge in Parlamento.

 

Sappiamo infine che anche il rispetto dell’ambiente è un tema che non può e non deve essere più trascurato nelle scelte politiche attuali, e nel rispetto delle future generazioni, per questo il Movimento per l’Equità Territoriale sposa perfettamente le recenti modifiche apportate alla Costituzione relative al rispetto dell’ambiente, il quale rientra ora fra principi fondamentali del nostro Ordinamento (Art 9 ed Art 41 della Costituzione).

 

Su quest’ultimo punto, ma anche sull’ interdipendenza economica citata pochi giorni fa dal presidente della Camera Roberto Fico, verte in modo particolare la declinazione del concetto politico del Movimento per l’Equità Territoriale in Lombardia:

La Lombardia è la prima regione per numero di suini allevati di tutta Italia. Qui vivono quasi 4,4 milioni di maiali — ovvero il 50% della produzione nazionale. La provincia di Brescia conta più maiali che abitanti. La Lombardia è anche la regione con il maggior numero di capi bovini allevati in Italia: quasi 1,5 milioni, il 27% del totale, concentrati, anche questi, soprattutto tra Bergamo e Brescia. Subito dopo si attesta il Piemonte, con 815 mila capi e il Veneto con 753 mila. L’Emilia Romagna è al quarto posto con 572 mila capi.

In pianura Padana l’aria ha superato in 3 mesi i giorni di aria inquinata con PM10 sopra a 50 mcg/m3 “disponibili” in un anno (35); il suolo è imbevuto di fanghi tossici e antibiotici, le falde acquifere sono eutrofizzate e vulnerabili ai nitrati, e con i “digestati equiparati” a fertilizzante l’ambiente Padano non potrà che peggiorare.

Nel latte materno delle donne bresciane, anche di aree considerate non esposte al Pcb, ci sono concentrazioni maggiori di questo inquinante rispetto ad altri territori in Italia ed Europa. Questo emerge dalle due relazioni, rese disponibili da Ats, sugli ultimi studi condotti sulla popolazione bresciana, per valutare l’esposizione agli inquinanti “tipici“ del Sin Caffaro, ovvero Pcb, diossine e furani.

Per quanto concerne l’interdipendenza economica, citata appunto dal presidente della Camera Roberto Fico durante il Forum Verso Sud tenutosi pochi giorni fa a Sorrento,

come si evince dallo studio realizzato da SRM (Centro Studi – collegato al Gruppo Intesa San Paolo – che ha sede a Napoli e realizza i suoi studi con una visione euro-mediterranea) in collaborazione con Prometeia (azienda di consulenza, sviluppo software e ricerca economica con sede a Bologna e Milano) sull’interdipendenza economico-produttiva tra Sud e Centro-Nord in Italia, per ogni 100 euro di investimenti effettuati al Sud si verifica un «effetto dispersione» a beneficio del Centro-Nord pari a 40,9 euro.

 

Un effetto di peso diverso, invece, si registra nel caso opposto dove per ogni 100 euro investiti al Centro-Nord si verifica un «effetto dispersione» a beneficio del Mezzogiorno pari a 4,7 euro.

 

Tale «effetto dispersione» è un indice negativo per il Mezzogiorno, in quanto evidenzia come il Sud Italia non sia in grado di internalizzare gli effetti degli investimenti.

 

Spostando l’attenzione sul «sistema paese», invece, un investimento effettuato al Sud ha una ricaduta positiva sul resto della Nazione, alimentandone la domanda.

 

La filiera aereonautica del Sud, ad esempio, genera il 31,5 % del valore aggiunto nazionale, l’agroalimentare meridionale apporta un valore aggiunto pari al 30 % del dato nazionale, mentre come la filiera del mare del Sud ha un peso sull’economia interna dell’Italia pari al 4,3 %.

 

Dare più sostegno al manifatturiero nel Mezzogiorno, usare bene la leva dei Fondi europei e valorizzare la centralità nel Mediterraneo, può favorire il rilancio del Sud e, attraverso di esso, la ripresa economica in Italia.

 

L’Unione europea considera fondamentale e necessaria la collaborazione tra diverse regioni e/o aree di ogni Stato membro, proprio perché vengono apportati benefici non solo alla zona interessata, ma anche a tutto il paese e, di conseguenza, a tutto il sistema UE.

 

*Segretaria nazionale M24A-ET

Movimento per l’Equità Territoriale

Domenica 22 maggio presso la Sala civica Valtulini, in Piazza Andrea Lepidi,
Lograto (BS), si terrà la 1° Assemblea Regionale del M24A-ET, Movimento per
l’Equità Territoriale dei Circoli Lombardia.

AGENDA DELL’INCONTRO
• Ore 10:00 Accoglienza.
• Ore 11:00 Apertura lavori da parte del Commissario Rocco Cardillo
• Ore 11:10 Intervento del Responsabile Regionale uscente Massimo Mastruzzo
• Ore 11.20 Presentazione attività M24A – ET Regione Lombardia 2020 -2022
• Ore 12:00 Inizio interventi iscritti
• Ore 13:00 Sospensione per pranzo
• Ore 14:00 Ripresa interventi fino alle 15:00
• Ore 15:10 Elezione del rappresentante di circolo
• Ore 15:30 Elezione rappresentante Regionale
• Ore 15.50 Spazio per le dichiarazioni dei neo eletti
• Ore 16.30 Saluti e chiusura dei lavor

 

 

 

 

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