Robert Rauschenberg: 34 tavole da L’Inferno di Dante / Enrico Cazzaniga: un omaggio al grande artista americano.
La mostra Rauschenberg/Cazzaniga è il secondo evento targato Slow Moon che si terrà nella prestigiosa sede del Castel Baradello. Il concept della esposizione ha una genesi molto lunga e articolata, come si legge nelle parole dello stesso Enrico Cazzaniga: “L’idea nasce per la passione e amore verso l’arte di Rauschenberg, che ho avuto modo di incontrare e conoscere in Italia, nel 1998 alla Galleria Rubin Milano e a Ferrara, in occasione della sua retrospettiva a Palazzo dei Diamanti, nel 2004. Avendo di recente acquisito questo suo particolare lavoro, il mio desiderio è quello di condividerlo in uno spazio importante che lo sappia ben valorizzare…”.
La mostra è arricchita da un personale omaggio dello stesso Cazzaniga: un trittico simbolico – realizzato con tutte le ricerche artistiche e tecniche varie che l’artista utilizza dal 1996 – che vede contrapposto il ritratto del Sommo poeta a quello dell’artista americano. Precedentemente vi era un altro omaggio all’estetica di Rauschenberg, avvenuto nel 2007 nell’omonimo villaggio, nel cuore della Germania.
Come scrive Marco Bertazzoli, le 34 tavole esposte sono una raccolta di litografie di opere presenti nella collezione del Moma di New York; un ciclo realizzato tra il 1958 e il 1960, dove Robert Rauschenberg interpreta in modo originale il capolavoro dantesco, simbolicamente rivisitato e attualizzato.
Le immagini sono ricchissime di riferimenti a personaggio politici e rimandi alla società americana del secondo dopoguerra; un’opera innovativa, ermetica e non sempre di facile lettura – molto distante dalle interpretazioni note dell’Inferno dantesco, che vanno da Botticelli a Dorè, passando anche, per quelle surrealiste di Dalì.
Dante’s Inferno riscosse un grande successo che determinò l’affermazione dell’artista americano, al quale venne conferito nel 1964 il Gran Premio della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Robert Rauschenberg fu un precursore della Pop Art e si accostò all’opera immaginifica di Dante dopo un soggiorno in Italia nel 1952. L’artista decise di concentrarsi solo sulla prima cantica della Divina Commedia, in cui volle dichiarare tutto il suo sostanziale pessimismo nei confronti di una società, quella americana, di cui vedeva il declino, se non addirittura la via verso l’autodistruzione.
La mostra restituisce al pubblico un percorso completo del pensiero/Rauschenberg, nella forma originale e come da lui concepito; un lavoro per frammenti diversi che compongono le tavole in cui viene utilizzata la tecnica del transfer drawing di immagini prese da Life, Time, Sport Illustrated e Newsweek con manipolazioni successive applicando le tecniche più disparate: acquarello, matita, inchiostro e tempere; lasciando un margine di casualità al risultato finale.
Accostarsi a questa opera non è sempre semplice, infatti si presta a molteplici letture; Rauschenberg volle mantenere la rigorosa suddivisione in tre parti, come tre sono le cantiche formate da 33 canti (più il proemiale dell’Inferno) esprimendola in tre fasce orizzontali in cui l’azione viene illustrata dall’alto verso il basso secondo il metodo di lettura occidentale.
Nella composizione ritroviamo in modo ricorrente le cosiddette trasfigurazioni: Dante è rappresentato da un uomo a torso nudo avvolto in un asciugamano bianco: un uomo-medio inserito in un contesto talvolta più grande di lui; Virgilio è rappresentato da un atleta o un astronauta, quindi una figura peculiare e oltre la media.
Molti critici interpretano anche, come Dante la figura ricorrente di John F. Kennedy, mentre quella di Virgilio la associano a quella di Adlai Stevenson, altro esponente del partito democratico.
Anche la scelta dei colori diventa determinante: rosso e marrone sui dannati, il bianco come intercalare della narrazione, il grigio per rappresentare l’oscurità dei luoghi infernali.
Ma la trasposizione tiene conto anche dei media moderni; sono presenti balloon stilizzati per le conversazioni e delle sinestesie: il simbolo del pesce riporta all’agro fetore delle esalazioni infernali e le macchine da corsa il frastuono provocato dai diavoli nei gironi infernali.
Robert Rauschenberg fu un astrattista della Pop Art e ci accompagna, per mano, attraverso la sua originale e provocatoria rilettura della poetica dantesca, che ha saputo conciliare con la modernità dei suoi anni, rendendola, ancora una volta attuale e universale.