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27 Giugno Giornata Mondiale del Microbioma: perché è importante parlarne

World Microbiome Day 2024 – quest’anno dedicato all’alimentazione con il claim “Feed your microbes – How diet shapes your gut microbiome” ovvero Nutri i tuoi microbi: come la dieta modella il tuo microbioma intestinale.

Una data di grande rilevanza per evidenziare le strette connessioni tra il ruolo del Microbioma intestinale e la salute psicofisica. Un’intera giornata per sensibilizzare l’opinione pubblica su un argomento cruciale: il ruolo straordinario del microbioma nella salute e nell’equilibrio psicofisico. La Giornata Mondiale del Microbioma, ogni anno si svolge il 27 giugno. (https://worldmicrobiomeday.com/about/)

Con la consulenza del Dott. Giovanni Marasco, Gastroenterologo presso IRCCS S. Orsola di Bologna e Ricercatore presso l’Università di Bologna – referente scientifico Schwabe Pharma Italia.

Il microbiota intestinale è l’insieme di microorganismi che popolano il tratto gastrointestinale umano e che svolgono un ruolo importante nella digestione degli alimenti e nella salute dell’organismo.

  

Microbioma intestinale: perché è importante parlarne

 

Il particolare interesse verso questo insieme di microorganismi negli ultimi anni è dovuto al fatto che gli studi sul microbiota intestinale hanno attratto l’attenzione di molti ricercatori poiché si sono dimostrati utili per comprendere le cause di diverse patologie, tra cui malattie infiammatorie intestinali, obesità e anche disturbi psichiatrici come la depressione.

 

Disbiosi: cause, conseguenze ed il ruolo di probiotici, prebiotici, sinbiotici

 

Se infatti l’intestino ed il suo microbiota, anche conosciuto come flora intestinale, si squilibra per stili di vita scorretti, assunzione di farmaci, alimentazione sbilanciata o stress, le conseguenze possono comportare sintomi fisici, come dolore addominale, alterazioni dell’alvo come diarrea o costipazione e spossatezza, che minacciano la  quotidianità. Se non si interviene, questo squilibrio, anche noto come disbiosi, può condizionare la qualità della vita. 

E’ possibile intervenire sulla disbiosi mediante diverse strategie di modulazione del microbiota intestinale, come la dieta, i prebiotici, i probiotici, i sinbiotici e i postbiotici. In casi particolari è necessario ricorrere anche ad alcune molecole con effetto eubiotico – spiega il dott. Giovanni Marasco. Nel complesso, i probiotici rappresentano un’aggiunta benefica alla dieta della maggior parte delle persone. L’uso dei probiotici e dei prebiotici nei soggetti sani, visti anche gli effetti benefici globali sull’organismo, è ammesso dall’attuale normativa italiana, che consente il loro uso per l’effetto “fisiologico” volto a favorire l’equilibrio della flora intestinale. Ma vediamo nel dettaglio il ruolo di prebiotici, probiotici e postbiotici.

Cosa sono prebiotici, probiotici, postbiotici 

In accordo alla definizione Internazionale attualmente in suo, i probiotici sono microrganismi vivi che conferiscono un beneficio per la salute all’uomo quando somministrati in quantità adeguate.

Le specie batteriche più frequentemente utilizzate a questo scopo sono il Lactobacillus e Bifidobacterium, così come tanti altri tra cui Saccharomyces boulardii, alcuni E. coli e Bacillus ed il Clostridium butyricum.

Un prebiotico è invece una sostanza alimentare che non viene digerita dall’uomo e pertanto viene fermentata a livello del tratto digestivo portando a benefici per la salute dell’individuo attraverso un’influenza positiva sul microbiota gastrointestinale.

I prebiotici più comunemente conosciuti sono l’Oligofruttosio, l’Inulina, i Galatto-oligosaccaridi, il Lattulosio e gli Oligosaccaridi del latte materno.

Molti prebiotici sono in grado di aumentare la quota di bifidobatteri presenti nel colon, i quali a loro volta producono composti in grado di inibire potenziali agenti patogeni, e produrre vitamine ed enzimi digestivi, portando effetti benefici che si estendono oltre l’intestino. Di conseguenza, gli effetti dei prebiotici sono strettamente legati a quelli dei probiotici.

I sinbiotici sono combinazioni appropriate di prebiotici e probiotici, in grado di esercitare sinergicamente entrambi gli effetti.

Infine, i postbiotici sono prodotti che vengono rilasciati dai batteri durante i processi di fermentazione di alcuni alimenti, come ad esempio il latte, ed in grado di conferire un beneficio per la salute dell’uomo. Tra le sostanze postbiotiche abbiamo alcune batteriocine, acidi organici, etanolo, e una serie di altri composti con specifiche attività biologiche, il cui impiego in alcuni studi recenti ha dimostrato effetti antinfiammatori.

A cosa servono?

I probiotici esercitano degli effetti multisistemici. La maggior parte degli effetti esercitati dai diversi ceppi batterici attualmente studiati, consistono nella resistenza alla colonizzazione dei patogeni e la normalizzazione delle perturbazioni del microbiota, l’aumento della produzione di acidi grassi a catena corta che sono sostanze benefiche per l’organismo, l’aumento del turn-over degli enterociti in modo da migliorarne la funzione, la regolazione del transito intestinale. Altri effetti enzimatici frequenti consistono nella sintesi delle vitamine, il metabolismo dei sali biliari, il rinforzo della barriera epiteliale intestinale e la neutralizzazione dei cancerogeni. Esistono inoltre effetti ceppo-specifici a livello immunitario, endocrino e neurologico, ed in quest’ultimo caso parliamo di psicobiotici.

Per i suddetti motivi, le maggiori prove di efficacia sull’utilizzo dei probiotici si hanno per il loro impiego nel trattamento di alcune patologie del tratto gastrointestinale.

Ci sono forti evidenze di efficacia dei probiotici nel trattamento della diarrea acuta da agenti infettivi, nella prevenzione ed il trattamento della diarrea associata all’utilizzo di antibiotici, così come nella prevenzione dell’infezione da Clostridium difficile, complicazione potenzialmente fatale dei pazienti ospedalizzati. I probiotici sono inoltre indicati nel trattamento dei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile, dal momento che sono in grado di ridurre il dolore addominale e le alterazioni dell’alvo, sia in termini di diarrea che di stipsi, tipici di questi pazienti.

In aggiunta, i probiotici possono coadiuvare l’effetto di alcune terapie specifiche nei pazienti con pouchite, ridurre gli effetti collaterali associati alla terapia eradicante per Helicobacter pylori e in questo modo aumentarne la tollerabilità e quindi l’efficacia.

Numerosi studi hanno inoltre dimostrato che i probiotici possono ridurre gli episodi di vaginosi batterica, prevenire la dermatite atopica nei neonati, ridurre il rischio di carie dentaria e ridurre l’incidenza e la durata delle infezioni delle vie respiratorie.

Vi sono inoltre dati preliminari su una possibile riduzione dell’incidenza di cancro, diminuendo i livelli di enzimi cancerogenetici prodotti dalla flora del colon, e sulla prevenzione della malattia coronarica, sindrome metabolica, dislipidemia, diabete di tipo 2 ed ipertensione, riducendo i livelli di colesterolo sierico e il controllo della pressione sanguigna. Tuttavia, questi ultimi effetti enunciati sono ancora oggetto di dibattito poiché sono necessarie ulteriori studi a lungo termine sull’uomo.

Dove si trovano?

I probiotici si trovano in alcuni cibi, bevande ed integratori. Alcuni alimenti comunemente usati nella dieta quotidiana contengono probiotici, in particolare i cibi fermentati come ad esempio yogurt e sottaceti, oltre che altri prodotti caseari come alcuni formaggi ed infine il miso. Esistono anche bevande fermentate come il kombucha (tè fermentato) o il kefir (bevanda a base di latte fermentato) che sono ricchi di probiotici, così come la ginger beer. Ovviamente oltre al cibo, è possibile aggiungere probiotici alla dieta attraverso integratori alimentari o dispositivimedici, spesso coaudivati da vitamine, oligoelementi e altre sostante con effetto antiinfiammatorio.

I prebiotici sono sostanze alimentari (costituite principalmente da polisaccaridi non amilacei e oligosaccaridi). La maggior parte dei prebiotici sono usati come ingredienti alimentari in biscotti, cereali, cioccolato, creme spalmabili e latticini. Ad esempio, l’oligofruttosio prebiotico si trova naturalmente in molti alimenti, come grano, cipolle, banane, miele, aglio e porri. L’oligofruttosio può anche essere isolato dalla radice di cicoria o sintetizzato enzimaticamente dal saccarosio.

Possono essere usati da tutti?

Nel complesso, i probiotici rappresentano un’aggiunta benefica alla dieta della maggior parte delle persone, purchè il prodotto in uso garantisca una adeguata colonizzazione di cellule probiotiche vive a livello intestinale.

I probiotici sono sicuri per la maggior parte della popolazione, ma possono verificarsi effetti collaterali. Gli effetti collaterali più comuni sono un aumento temporaneo di gas e gonfiore. La maggior parte degli effetti collaterali svanisce sospendendo l’assunzione del prodotto.

In rari casi, le persone con un sistema immunitario compromesso, o sottoposti a ricoveri prolungati o recenti interventi chirurgici possono sviluppare un’infezione batterica sostenuta dai batteri probiotici.

Nell’ambito del trattamento di patologie, le attuali indicazioni cliniche più rilevanti per l’uso dei probiotici sono il trattamento della diarrea acuta da agenti infettivi, la prevenzione ed il trattamento della diarrea associata all’utilizzo di antibiotici, la prevenzione dell’infezione da Clostridium difficile, il trattamento dei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile, il mantenimento della remissione e la prevenzione della pouchite e la prevenzione dell’enterocolite necrotizzante nel nato pretermine.

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